Blog foglisparsi Foglisparsi

Quando l' europa scelse la propria fine

Un'analisi spietata del suicidio demografico europeo, dove la spesa per le armi supera di gran lunga gli investimenti per il futuro e le nuove generazioni.

Pyragogy Research GroupSeptember 20, 2025
7 min Pyragogy Research Group September 20, 2025
demografiaeuropaeconomia
Indice dell'articolo:

Il Calo delle Nascite: Un Trend che non si arresta

Il verdetto è arrivato: Game Over!

No, non è l’inizio di un film catastrofico. È la fredda, spietata matematica del nostro futuro. Non è più questione di “se”, ma di “quando” l’Italia imploderà demograficamente. Mentre i politici si baloccano con bonus ridicoli e promesse da fiera di paese, noi stiamo assistendo in diretta al suicidio assistito di una nazione. E la cosa peggiore? Teniamo persino il conto dei proiettili. I numeri non sono opinioni, sono lapidi. E le nostre sono già pronte.

Nel primo semestre del 2025 abbiamo perso 12.000 nascite (-7%) rispetto al 2024. A fine anno, toccheremo il minimo storico di 342.000 nuovi nati. Per capirci, meno degli abitanti di Verona. Stiamo generando meno futuro di quanto una singola, splendida città possa contenere. Mentre accade questo, i prezzi degli alimentari sono schizzati del 31,2% dal 2019 (ISTAT 2024), mentre i salari medi sono rimasti pressoché fermi (1300 euro netti mensili). Per le famiglie, la scelta di avere figli è diventata un calcolo di sopravvivenza: con un mutuo medio di 250.000 euro e un costo mensile per un figlio under-3 di 1.500 euro (CENSIS 2024), la natalità si è ridotta a un “lusso” per pochi. E il governo? Aumenta il congedo parentale di un mese. Un mese. È come cercare di spegnere un incendio con una pistola ad acqua.

L’Europa e il Dilemma tra Armi e Culle

A livello continentale, la situazione demografica è allarmante. Nel 2023 il tasso di fertilità medio nell’Unione Europea si è attestato a 1,38 figli per donna, il livello più basso dal 2004 e ben lontano dalla soglia di 2,1 necessaria a garantire il ricambio generazionale in assenza di migrazione (Eurostat, 2025). Nei 27 Stati membri sono nati circa 3,67 milioni di bambini, con valori estremi che vanno da un minimo di 1,06 figli per donna a Malta a un massimo di 1,81 in Bulgaria. L’invecchiamento della popolazione, con un’età mediana che nel 2024 ha raggiunto i 44,7 anni, contribuisce a rendere la situazione demografica ancora più critica.

Sul fronte opposto, le spese militari corrono. Nel 2025 i Paesi UE hanno destinato complessivamente circa 381 miliardi di euro alla difesa, pari al 2,1% del PIL comunitario, il livello più alto mai raggiunto (EDA, 2025). Lo squilibrio è evidente. Mentre le culle restano vuote, i bilanci nazionali si appesantiscono di voci legate alla sicurezza. E allora la domanda si impone: l’Europa si sta davvero difendendo da un nemico esterno, o sta voltando le spalle a una minaccia più profonda e interna?

La “Spirale della Morte Demografica”: Un Modello Teorico in Azione

Gli studiosi di demografia, tra cui Richard Easterlin (The Reluctant Economist, 2020), individuano una spirale dinamica tra crisi natalizia, percezione di insicurezza sociale e incremento della spesa militare, così articolata:

  1. Crisi demografica consolidata: calo delle nascite, invecchiamento della popolazione, chiusura di scuole, ospedali e altre infrastrutture sociali essenziali.
  2. Costi reali difficili da sostenere: le politiche per sostenere la natalità, come congedi parentali, servizi per l’infanzia e bonus famiglia, richiedono investimenti a lungo termine e sostegno politico stabile.
  3. Emergenza di una minaccia esterna credibile: la percezione di un pericolo reale, come l’aggressione di potenze esterne (es. Russia) o flussi migratori, diventa prioritaria nell’agenda pubblica.
  4. Spostamento delle risorse: l’attenzione si sposta dalla crisi interna alla difesa esterna, con maggiori fondi e consenso dedicati alla sicurezza e al riarmo.
  5. Auto-alimentazione del processo: la riduzione della natalità rafforza la percezione di fragilità sociale; questa fragilità stimola ulteriori investimenti militari, peggiorando la marginalizzazione delle politiche sociali.

La spirale demografica europea è già in atto. La Russia, pur con un tasso di fertilità stimato intorno a 1,5 nel 2025 (leggermente sopra la media UE), non deve forzare la mano sul piano militare: può semplicemente osservare un continente che si svuota da solo, divorato dalle proprie dinamiche interne.

La Spesa Militare: Numeri che Parlano

Se davvero l’Europa destinasse il 5% del PIL alla difesa – circa 813 miliardi di euro l’anno – si troverebbe davanti a una scelta cruciale: investire in armi o nel futuro della propria società. Con la stessa cifra si potrebbe, ad esempio:

  • Sostenere politiche familiari strutturali, allocando il 4% del PIL (circa 490 miliardi di euro). È la soglia che, secondo studi OCSE, ha contribuito a innalzare la fertilità in Paesi come Svezia e Norvegia fino a 1,7 figli per donna.
  • Bilanciare istruzione, sanità e infrastrutture civili, settori che oggi soffrono cronici sottofinanziamenti.

Questi numeri raccontano una contraddizione lampante: mentre i governi europei pianificano bilanci record per la sicurezza armata, gli strumenti per affrontare la vera emergenza interna – il crollo demografico – restano secondari.

Italia: Il Caso Emblematico

L’Italia è un esempio emblematico di questo squilibrio. Nel 2025 il Paese destina circa 31 miliardi di euro alla difesa (2% del PIL), in crescita del 15% rispetto all’anno precedente, mentre le politiche familiari ricevono appena 12 miliardi (0,8% del PIL).

Gran parte della spesa militare è assorbita da grandi contratti:

  • 90 aerei F-35: 12 miliardi totali, 8 miliardi nel 2025.
  • 4 navi da guerra: 5 miliardi.
  • Aggiornamento di 1.000 carri armati: 3 miliardi.

Se quei 26 miliardi fossero stati investiti nei cittadini, l’impatto sarebbe stato tangibile. Per ogni euro speso a sostenere una nuova vita, più di due euro vanno in armi.

La Tempesta Perfetta: Baby Boomer alla Cassa, Giovani in Fuga

Il vero capolavoro del nostro declino si svelerà nei prossimi 25 anni. Immagina un’onda anomala che si dirige verso una diga già crepata. Quell’onda sono i 14,3 milioni di baby boomer che andranno in pensione. Entro il 2050, l’Italia avrà perso 4,2 milioni di abitanti, l’equivalente di Roma, Milano e Napoli che svaniscono nel nulla. Ma il dato che dovrebbe farci urlare di notte è questo: nel 2050, avremo un lavoratore per ogni pensionato. Non è solo statistica. È un’immagine.

È un sistema che non scricchiola: collassa.

Il Countdown verso il Game Over

AnnoEventoTraduzione per i non addetti ai lavori
2025342.000 nascite”Houston, abbiamo un problema.”
20301,5 lavoratori per pensionato”Il sistema inizia a fare rumori strani.”
2040Spesa pensioni al 17,1% del PIL”Il picco della follia finanziaria.”
2050Rapporto lavoratori/pensionati 1:1GAME OVER.

Mentre questo treno corre verso il baratro, noi siamo distratti da dibattiti surreali. Ci indigniamo per il nulla, mentre la casa brucia. E i piromani? Fanno finta di niente. Promettono 1.000 euro di bonus bebè, un insulto all’intelligenza di chiunque sappia fare una divisione. Nel frattempo, continuiamo a pagare 9 miliardi l’anno per 398.000 baby pensioni, il monumento nazionale al privilegio di chi è andato in pensione a 36 anni dopo averne lavorati 15. Loro si godono il bottino, noi paghiamo il loro conto con il nostro futuro.

Una Finestra d’Azione ancora Aperta

Esiste una via d’uscita. Se l’Europa riducesse la spesa militare al 2% del PIL e aumentasse le politiche familiari al 3%, potrebbe:

  • Raggiungere una fertilità di 1.7 entro il 2035 (non sufficiente per la crescita, ma per evitare il collasso).
  • Liberare 300 miliardi annui per investimenti in istruzione e ricerca.

Paesi come la Germania e la Francia hanno già sperimentato politiche simili, con risultati promettenti: la fertilità tedesca è salita a 1.6 (2024) grazie a congedi parentali estesi e asili gratuiti.

L’Ultimo a Spegnere la Luce

La domanda non è più “come ne usciamo?”. La domanda, ormai, è: “Chi sarà l’ultimo a spegnere la luce?”

Lo spoiler è che probabilmente non parlerà nemmeno italiano. Sarà un immigrato di seconda o terza generazione, che guarderà le rovine di un Paese magnifico e si chiederà come diavolo abbiamo fatto a buttar via tutto. Avrà tutte le ragioni del mondo per farlo, perché avrà ereditato le nostre macerie, non la nostra gloria.

Se hai meno di 40 anni, non investire nel mattone. Investi in un corso di lingua straniera. Ti servirà.

Quando i posteri scriveranno la storia di un continente che scelse le armi invece dei figli, ricorderanno non un attacco esterno, ma una capitolazione interiore. L’Europa, custode di civiltà millenarie, non cadrà sotto il peso di spade o missili, ma si estinguerà silenziosamente, vittima di una paura che trasformò i bilanci in campi santi e le politiche in epitaffi. Non fu la mancanza di risorse a condannarla, ma la cecità di fronte a una semplice verità matematica: le culle, non i carri armati, sono il vero baluardo di una civiltà. E mentre i suoi eserciti arrugginiranno nei musei deserti, il silenzio delle scuole chiuse e delle città svuotate urlerà l’unica lezione che nessuno volle ascoltare.


Fonti

  • ISTAT: Proiezioni demografiche
  • NATO: Spesa militare 2025
  • OCSE: Politiche familiari e fertilità
  • CENSIS: Costo della vita per le famiglie
  • Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF): Bilancio 2025

Condividi

Porta questa inchiesta nel dibattito

Rimani aggiornato

Nuove inchieste, zero spam.

Iscriviti per ricevere i prossimi pezzi e le fonti estese.

Da non perdere

Articoli collegati

Tag affini